MENU

Segnalibro | Vita e morte ne "La stanza di sopra"

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

16
OTT
2019
Siamo abituati a pensare alla morte come alla cosa peggiore che possa accadere, a noi o alle persone che amiamo. E lo è. Terribile, devastante, alienante. Di peggio, però, c’è una non-vita.
Esistere senza vivere. Cadere in un oblio profondo trascinando con sé ogni barlume, ogni possibile gioia.
Ester vive in una casa con un divano verde acido e le tende sporche e pesanti, da cui filtra pochissima luce. Sul pavimento una macchia dalle origini ignote.
Distante da sua madre, una donna consumata dal dolore, con la quale parla a malapena, consuma la sua vita in uno stato di totale indipendenza nonostante la giovanissima età.
È sempre stata sola, anche se sola non lo è mai, non davvero, perché la stanza di sopra è sempre occupata dall’uomo che un tempo era suo padre e che ora è solo una macchia indistinta su un materasso, immobile eppure viva, silenziosa eppure urlante, inerme e odorosa di morte e medicinali.
Non vede, non parla, non ascolta, nulla può in quella stanza in cui Ester si rifiuta di entrare.
È così da quando aveva solo cinque anni, eppure non riesce ancora a conviverci. Scappa da quel tanfo di decadenza. Non parla di suo padre con nessuno, non racconta di lui, non dice ai suoi pochi ospiti cosa c’è nella stanza di sopra.
Vive la sua vita disordinata e incolore, sforzandosi di credere che non ci sia alcuna stanza con i tubicini, nessun corpo su quelle lenzuola.
C’è, tuttavia. Sempre. Non c’è uno solo dei suoi pensieri che non ne sia contaminato, non un aspetto della sua vita che non ruoti attorno a quell’assenza paterna che è allo stesso tempo presenza ingombrante, fulcro della sua quotidianità, causa principale del distaccato rapporto con sua madre e con la vita stessa.
La Postorino, nota per il successo delle Assaggiatrici, scrive un romanzo feroce, struggente e bellissimo.
Curiosa (e apprezzatissima) la scelta dell’autrice di scriverlo in prima persona, un flusso di coscienza di Ester che va dal suo desiderio di ritrovare una figura paterna, un feticcio che possa colmare il vuoto, alle sue prime esperienze sessuali; eccezion fatta per i capitoli in cui racconta episodi avvenuti prima dell’incidente di suo padre: in quel caso Ester parla di sé in terza persona – la bambina, dice – come se fosse impossibile credere che quella vita le sia appartenuta davvero.
Possibile che fosse davvero lei quella bimbetta allegra e felice, che giocava col papà più affettuoso del mondo e si rifugiava tra le braccia di una madre amorevole? Cosa ha a che fare quella bambina con la ragazza dai capelli corti e spettinati, piena di piercing all’orecchio, bramosa di affetto, ma incapace di chiederlo?
 
LA STANZA DI SOPRA
Rosella Postorino
Feltrinelli
€ 9.00, pp. 201

 



Lascia un commento

Nome: (obbligatorio)


Email: (obbligatoria - non sarà pubblica)


Sito:
Commento: (obbligatorio)

Invia commento


ATTENZIONE: il tuo commento verrà prima moderato e se ritenuto idoneo sarà pubblicato

Sponsor